L'importanza della lentezza
Il libro di Sepulveda “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza” edito da Guanda, è molto interessante perché ci fa porre l’attenzione sulla possibilità di scommettere sull’inatteso, il deficitario, ciò che blocca l’ingranaggio che normalmente si muove da sé, senza alcun controllo.
Una lumaca, diversa da tutte le altre, vuole conoscere il motivo della sua lentezza e, parallelamente, scoprire qual è il suo nome in un mondo in cui tutte le sue compagne si chiamano semplicemente “lumaca”. Tutte uguali, tutte efficienti allo stesso modo, veloci allo stesso modo, e non interessate a ciò che abita il mondo intorno a loro.
Grazie all’aiuto di amici inaspettati che le offrono la saggezza del tempo e dell’esperienza riesce a portare a termine la sua missione, con qualcosa che diventa di vitale importanza per tutti.
Pensiamo spesso ai bambini che in classe imparano più lentamente e faticosamente, quelli che non stanno seduti o che urlano, che non rispettano le regole o i tempi, come studenti da riportare alla velocità degli altri, o da calmare, zittire: da riportare alla norma.
Pensiamo mai al viaggio che stanno vivendo e a cosa potrebbe portare agli altri? Cosa può voler dire concedere un tempo in più per osservarli, accoglierli e trovare insieme il loro spazio?
Un percorso complicato, faticoso, ma pieno di possibilità perché, come imparerà lungo la storia la nostra lumachina “un vero ribelle conosce la paura ma sa vincerla”. E spesso insegnanti, educatori, psicologi sono ribelli, e il loro compito è quello di difendere il tempo di cui ogni bambino necessita per compiere il viaggio, accompagnandolo, sostenendolo e facendolo crescere.
Concludo con l’apertura dell’autore, sul motivo della stesura di questo semplice ma illuminante testo:
“A proposito di questa storia… Qualche anno fa, mentre eravamo nel giardino di casa, mio nipote Daniel si mise a osservare attentamente una lumaca.
All’improvviso voltò lo sguardo verso di me e mi fece una domanda molto difficile: «Perché è così lenta la lumaca?» Gli dissi che in quel momento non avevo una risposta, ma gli promisi che un giorno, non sapevo quando, gliel’avrei data. Siccome è un punto d’onore per me mantenere la parola, questa storia cerca di rispondere alla sua domanda.”
Che effetto avrebbe avuto se invece del pensiero creativo ed educante del nonno, avesse trovato una chiusura, una regola che cercasse d’imporre “cose più urgenti e importanti”?
Testo di Veronica Galassi, psicoterapeuta Centro Astrolabio